L’acquisto di uno strumento finanziario può sempre definirsi “investimento”? (parte 2 di 2)
L’acquisto di uno strumento finanziario può sempre definirsi “investimento”? (parte 2 di 2)

L’acquisto di uno strumento finanziario può sempre definirsi “investimento”? (parte 2 di 2)

Terminato l’accenno al CAPE RATIO di Shiller nell’articolo precedente (parte 1 di 2) completiamo l’analisi, a nostro avviso essenziale, degli indicatori che ci permettono di capire quando un mercato è quotato a sconto o a premio (ossia conviene investire, se a sconto, oppure no perché il prezzo è troppo alto, se a premio). In questa occasione proviamo ad alzare l’asticella studiando uno dei punti di riferimento di un investitore professionale tra i più conosciuti e redditizi dei nostri giorni, per se stesso e per gli investitori della sua Berkshire Hataway, Warren Buffett. Prima di entrare nel merito dell’indicatore che vorremmo analizzare, cerchiamo però di scrivere due righe sull’ideatore. Warren Buffett, il 91enne finanziere opportunamente chiamato l’oracolo di Omaha (città che ne ha dato i natali), ha iniziato il suo percorso professionale di successo appena laureato alla Columbia Business School dove insegnava il suo idolo: Benjamin Graham, autore del libro “The investor intelligent” (un cult del settore). Tornato a casa dopo gli studi e iniziando a investire i soldi di amici che si affidavano conoscendone il talento, a soli 32 anni inizia ad acquistare le azioni di un vecchio cotonificio caduto sempre più in disgrazia, la Berkshire Hataway. Bene, nel giro di qualche anno ne divenne l’amministratore cessando la produzione originaria e trasformandola in una Holding (ndr. società che gestisce azioni di altre aziende come proprio campo d’affari principale). Oggi, per farsi gestire i patrimoni da lui è necessario acquistare le azioni della sua società quotata nel New York Stock Exchange (Classe B prezzo 274,33$).  Nel 2020 è stato classificato da Forbes come il quarto uomo più ricco al mondo e il rendimento medio annuale degli ultimi 25 anni è stato superiore al 15% (il prezzo dell’azione è salito da circa 21$ nel dicembre 1996 ai 280$ odierni, a cui vanno aggiunti i dividendi distribuiti).

Naturalmente queste poche righe non descrivono molto della figura di Warren Buffett (penso alla sua vocazione filantropica, al suo coinvolgimento nella risoluzione delle varie crisi degli anni passati, ecc…), ma servono per avere un’idea di massima della sua importanza e soprattutto a farvi venire la curiosità di approfondire grazie ad altre fonti.

Entriamo nel merito di uno dei suoi studi che valutiamo pertinenti al discorso iniziato nella parte 1: l’indice di Buffett. Tale indice risponde alla seguente domanda: come possiamo capire quando i mercati sono saliti o scesi molto rispetto al corretto valore delle attività economiche reali a cui si riferiscono?

Cerchiamo di procedere con ordine. Innanzitutto chiariamo che il mercato dovrebbe esprimere il valore dell’attività economica a cui si riferisce. Definiamo una valutazione corretta (FAIR) quando è allineata al valore intrinseco dell’attività a cui si riferisce. Potremmo scendere ancor più nei dettagli, come spiegare che anche il rendimento atteso gioca la sua parte nella corretta valutazione, ma dedicheremo articoli futuri a questo argomento. Vi basti sapere che l’andamento finanziario di una data attività, o un insieme di esse, oscilla nel lungo termine intorno al suo, o loro, valore corretto reale.

Quando parliamo di indici azionari, quale sarà l’attività sottostante? Certamente l’economia dello stesso settore in cui operano prevalentemente le società quotate negli stessi indici. Quindi, se analizzassimo un insieme composto dalle società contenute negli indici Dow Jones Industrial Average, S&P500, Russel 2000 e Nasdaq, quale sarà il settore economico sottostante? L’economia USA! E come esprimo la redditività dell’economia USA? Attraverso l’incremento del suo PIL (GDP in inglese)!

Detto ciò, qual è l’idea che ha avuto Warren Buffett per capire se il mercato finanziario USA è spravvalutato  o sottovalutato? Ha creato un indicatore basato sul puntuale monitoraggio del rapporto SOMMA DELLA CAPITALIZZAZIONE DI BORSA DI TUTTI I TITOLI QUOTATI e PRODUZIONE INTERNA LORDA. Chiaramente la produzione interna lorda rappresenta la produzione finale delle aziende (non il valore dell’azienda intesa come struttura fisica) mentre la capitalizzazione di borsa ingloba il valore complessivo dell’azienda ma, va da se, se aumenta la produzione dovrebbe aumentare in qualche proporzione anche il valore della capitalizzazione di borsa, e viceversa. Quindi, a noi occorre un oscillatore non un indice di trasformazione rigoroso che permetta di convertire il valore reale del mercato nella capitalizzazione di borsa.

Proviamo a rappresentare graficamente il risultato finale di queste considerazioni:

NB: La linea retta obliqua altro non è che una regressione lineare di tutte le quotazioni dei rapporti tracciati nel grafico blu, ossia una sorta di linea matematicamente derivata dalle medie dei punti del grafico. Potrebbe essere argomento per un articolo successivo.

Il più è fatto. Ora che facciamo? Basta prendere la linea retta obliqua e renderla matematicamente orizzontale conservando nel nuovo grafico tutte le distanze dai punti della linea blu. Stiamo rendendo orizzontale il grafico obliquo. Giusto per i più appassionati potremmo definire l’inclinazione della linea retta originale come il tasso vero di crescita dell’economia dal 1950 ad oggi.

Come diventerebbe il grafico una volta effettuata l’ “orizzontalizzazione”(coniato un nuovo termine :D)? Così:

NB: I grafici, i loro aggiornamenti e la spiegazione del metodo di calcolo si possono trovare all’indirizzo: https://www.currentmarketvaluation.com/models/buffett-indicator.php (presente anche tra i link suggeriti da questo sito).

Come potete vedere dal grafico i segnali sono chiari; ogni volta che il grafico blu (ricordo che si tratta del rapporto tra la capitalizzazione di mercato e il prodotto interno lordo) supera la linea tratteggiata rossa storicamente c’è una inversione del mercato azionario piuttosto marcata (nel 1969, 2000,……). Ogni volta che la medesima linea blu si avvicina alla tratteggiata verde il mercato ha invertito la sua tendenza ribassista portandosi al rialzo. Cosa sono queste linee tratteggiate di diversi colori? Sono livelli tracciati intorno alla linea di regressione nera e distanti una o due volte, al di sopra e al di sotto, raffiguranti la capacità della linea blu di oscillare in alto e in basso rispetto alla linea nera, ossia la “DEVIAZIONE STANDARD” (anche per questo concetto è piuttosto ostico da spiegare in questa occasione, basti sapere che è una derivazione statistico-matematica che misura la volatilità -capacità di oscillare- di una attività finanziaria intorno alla propria regressione lineare. Potremmo trattarlo in un articolo dedicato).

Abbiamo finalmente il nostro oscillatore e anche piuttosto potente perché è in grado di rappresentarci quanto il valore finanziario di un mercato si sta discostando dal valore economico reale comparandolo con immediatezza al comportamento storico!

Stiamo dando certezze sull’andamento di mercato? No, intanto si parla di statistica e non di certezze e poi un segnale di questo tipo potrebbe verificarsi sui mercati azionari diversi mesi dopo. Ci sono tanti altri aspetti da considerare: la liquidità in circolazione, rivoluzioni tecnologiche in corso, ecc… Sosteniamo solo che non venderemmo mai la casa in cui viviamo per investire tutto il ricavato sui mercati azionari quando la linea blu del grafico è in prossimità della linea tratteggiata rossa, bensì procederemmo con estrema cautela. Per la verità suggerirei di non vendere mai la propria casa per investire in borsa ma…. ci siamo capiti, trattasi di un esempio!

Concludiamo dicendo che alla domanda nel titolo abbiamo risposto con due strumenti, CAPE RATIO di SHILLER e INDICE DI BUFFETT, che ci danno l’idea di quando poter spingere sull’acceleratore del rischio (sempre in relazione a quanto possiamo correrne per il nostro profilo di investitore) oppure è meglio dare poco gas perché è probabile che inizi ad avvicinarsi qualche curva a gomito che conviene fare a bassa velocità.

Direi che ci intratterremmo ancora ma forse è meglio non abusare oltre della vostra pazienza.

Alla prossima.

Artù
Author: Artù

Consenso ai cookie con Real Cookie Banner