Ca va sans dire!
Ca va sans dire!

Ca va sans dire!

“Ca va sans dire”, ossia: va da se! Oggi credo possa essere utile cogliere il suggerimento che un paio di redattori di questo blog hanno fornito, fare delle riflessioni su alcune motivazioni macroeconomiche per cui i mercati impostano strutturalmente movimenti rialzisti o ribassisti di medio-lungo termine.

Prima che qualcuno possa scrivermi elencando vari altri motivi che generalmente danno vita ai trend, reputo utile sottolineare che le ragioni per cui nel breve i mercati impostano un trend sono numerosissime, compresa la dinamica della potenziale estinzione del batterio cacarino, che nelle viscere della terra trasforma i sedimenti legnosi in petrolio. Cosa che naturalmente porterebbe ad una crisi energetica planetaria che ci riscaraventerebbe all’età della pietra! Ovviamente, quest’ultima cosa è del tutto frutto della mia fantasia ma poco importa, il concetto che qualunque notizia possa far crollare i mercati, soprattutto a breve, penso sia chiaro.

Quindi di cosa tratteremo oggi? Della struttura dei prezzi, faremo delle riflessioni sui macro-trend.

Perché il prezzo di qualsiasi cosa non resta sempre lo stesso? Perché la sua quantità non è infinita, anzi spesso si modifica nel tempo. Può essere elevatissima al punto da volerci molte generazioni per esaurirla ma non infinita. Tutti i beni sono disponibili in una determinata quantità, anche il denaro stesso.

Quindi la quantità di un bene è data (determinata) e lo stesso discorso vale anche per i servizi. Cosa succede quando un bene o sevizio è disponibile più di quanto occorra alla popolazione? Che il venditore in difficoltà per collocarlo deve renderlo più appetibile: abbassando il prezzo, evolvendolo tecnologicamente al punto da renderlo qualitativamente superiore agli altri simili in circolazione, ecc…

Cosa succede quando è scarsamente disponibile rispetto alla necessità dalla popolazione? Che il venditore non ha necessità di implementare upgrade tecnologici e per di più può anche permettersi di alzare il prezzo. E’ il classico principio di domanda-offerta.

Negli ultimi 20 anni la globalizzazione ha portato a poter effettuare upgrade tecnologici a bassissimo costo (grazie ad India e Cina) e ad importare materie prime a costi più bassi che estrarle sul proprio territorio in occidente, anche per via di un gap dovuto a costi del lavoro differenti (America Latina, Russia e Africa). Lo stesso bene, che totalmente autoprodotto in casa sarebbe costato 100, importato dalla Cina o da altri paesi costa 10. Questo da un lato ha permesso uno sviluppo di altre aree del mondo da un altro ha ridotto la manifattura nei paesi occidentali. Da 20 anni nei paesi sviluppati, Stati Uniti in primis, il lavoro si è orientato più sui servizi che sulla manifattura. Sarà un caso che sia esplosa la cosiddetta “economia finanziaria”? Sarà un caso che si parli di potere della finanza molto superiore al potere economico delle aziende reali rispetto agli anni ’80, ricordati come gli anni del boom economico?

Le banche centrali assumono spesso il compito talvolta improprio di correre in soccorso dei mercati finanziari quando riducono il proprio valore intervenendo con la politica monetaria. Per aree mondiali come gli Stati Uniti non è possibile immaginare mercati in contrazione perché su questi hanno basato e collegato praticamente tutto. L’andamento dei fondi pensione? Collegati ai mercati azionari perché investiti in gran parte su di essi. L’andamento del mercato immobiliare? Collegato al mercato equity perché ormai una grossa fetta delle nuove costruzioni è legata ai fondi immobiliari quotati sui mercati finanziari. E tanto altro si può dire in merito a quest’argomento.

Torniamo quindi alle banche centrali e vediamo un grafico che mostra l’andamento del “balance sheet”, ossia di quel bilancio che comprende quante obbligazioni ha acquistato la FED (banca centrale USA). Naturalmente l’acquisto di obbligazioni è un modo per prestare soldi all’emittente (stati, grandi aziende, ecc…).

Come si può facilmente notare, il fiume di liquidità ha inondato i mercati che quindi non sono saliti solo perché l’economia sottostante ha prodotto utili ma anche, e direi soprattutto, perché gli acquisti sono stati ben superiori alle vendite. Scrivo “soprattutto” perché è palese che i livelli di prezzi/utili (P/E) sono schizzati a 39 quando le medie normali secolari sono intorno a 17 e quando anche anni caratterizzati da prodotti interni lordi scarsi o negativi hanno visto borse concludere gli esercizi con utili elevati. Oltre alle politiche fiscali governative, due molle sono servite da propulsori, il “balance sheet” delle banche centrali e “i tassi di interesse” azzerati, sempre controllati dalle banche centrali. Molte aziende hanno incrementato gli acquisti delle proprie azioni sui mercati, addirittura acquistandole autonomamente (cosiddetti buy back) finanziandosi a tassi praticamente inesistenti o quasi. Le politiche fiscali governative sono certamente giustificate perché servono per attuare quelle correzioni di rotta anche a breve per dare una direzione economica e politica ma, ciò detto, che c’azzeccherebbero le politiche monetarie per evitare storni dei mercati finanziari? Queste ultime dovrebbero servire a soli due scopi, tenere a bada l’inflazione, che erode gli sforzi produttivi del paese, e – solo negli Usa – salvaguardare l’occupazione. Ora, sono decenni che viaggiamo a inflazione tra -1 e +2% e il tasso di disoccupazione Usa è intorno a 3,5% (consideriamo che una economia statunitense con tasso di disoccupazione al 4% è considerata a “piena occupazione”), che senso ha avuto approfittare di qualsiasi “problemino” contingente per muovere la politica monetaria? L’unico risultato ottenuto sono state le bolle speculative sui mercati finanziari (sia equity che bond) e un’inflazione volata al 8,5%! E vogliamo argomentare di un governatore FED che è stato colomba fino alla sua rielezione di fine novembre, sostenendo la transitorietà di una inflazione già molto alta, per poi misteriosamente diventare falco? Avrà incontrato il fantasma del futuro di Dickens!

Di seguito il grafico sul margin debt USA, cioè la massa complessiva dei finanziamenti richiesti negli USA.

Notate la correlazione con i mercati finanziari nel 2000, 2008, tra settembre 2018 e marzo 2020, e cosa sta facendo oggi. E’ chiaro che con tassi di interesse maggiori di addirittura 3 punti percentuali, a fine manovra FED, i finanziamenti chiesti anche solo per i “buy back”, ma penso anche alle altre operazioni speculative, diventeranno costosissimi nei bilanci. Cosa vuol dire chiudere i finanziamenti per eliminarne il costo? Vuol dire vendere i titoli che sono stati acquistati grazie a questi ultimi e restituire i capitali agli intermediari (tra cui anche la FED che ha deciso di rimettere sul mercato obbligazioni che aveva acquistato gli scorsi anni, riducendo il balance sheet).

Mercoledì 4 maggio la FED ha deciso di rimettere sul mercato obbligazioni che ha in pancia per 17,5 mld$ al mese a giugno, luglio ed agosto e 35mld$ da settembre in poi. Un fiume di ordini che andrà ad incrementare le vendite!

Notate come ha reagito il mercato rispetto all’economia reale quando nel 2020 la FED ha avviato l’helicopter money (acquisti a piene mani sui mercati).

I mercati sono stati amplificati e qualcuno inizia a pensare che sia avvenuto “inopportunamente”! A marzo del 2020 era in corso una semplice “normalizzazione” delle quotazioni che, se fosse continuata per un paio di mesi, avrebbe rimesso le economie finanziarie in condizioni di evolversi in modo sano (come fanno tutte le crisi)! Invece, si è preferita la strada del booster FED! Oggi questo squilibrio ha prodotto una inflazione fuori controllo, “8,5%”, che è molto peggiore di un trimestre/semestre di mercati in storno ed ora i board delle banche centrali devono agire per priorità! Adesso starebbero riflettendo sul fatto che l’economia reale conti molto più di quella finanziaria che incrementa le pagine di Forbes di pochi Paperon De Paperoni?

Non so perché sia avvenuto ciò, mi rifiuto di pensare che i decisori siano stupidi. Probabilmente non potevano farne a meno. Nel 2008 l’establishment USA si è resa conto di non potersi salvare se non collegando tutto all’equity (pensioni, grosse multinazionali mondiali, risorse minerarie, ecc…). Non che non lo fosse già prima ma di certo la tendenza è aumentata, una sorta di ALL IN per dirla in gergo pokeristico. Credo che molto stia giocando anche la leadership mondiale sul PIL (produzione industriale), ormai da anni si parla di un sorpasso della Cina ai danni degli Stati Uniti e questo non piace, non solo per una mera questione di classifica ma soprattutto per poter stabilire quale modello socio-culturale dovrà guidare il mondo. E’ una lotta per la sopravvivenza se consideriamo che chi guida il mondo oggi, l’occidente, conta meno di 1 MLD di abitanti su 7,9 MLD. Solo la Cina ha circa 1,5MLD di popolazione! Potremmo parlare anche dei rancori che ex paesi colonie dell’occidente hanno verso coloro che li hanno occupati per anni, a volte per secoli, ma non ci soffermiamo sulla geopolitica se non nella misura in cui occorra per giustificare fenomeni economico-finanziari.

Ciò non toglie che forse gli interventi che tutti gli operatori di mercato cercheranno di attuare per fermare l’emorragia non possano riuscire ed io certamente tiferò per loro. Sono consapevole di quanta gente oggi ha investito su strumenti finanziari e di certo non ritengo altri asset più sicuri. Il cuore mi dice di tifare per una repentina inversione di tendenza ma il cervello mi dice che la lettura dei dati e della storia degli ultimi dieci anni purtroppo non fa che generare ansie per tutti coloro che, inconsapevoli, ci stanno credendo.

Il futuro è incerto e sarà sempre più importante disporre del patrimonio accantonato con enormi sacrifici. Non sciupatelo cercando di imbarcarvi da neofiti in investimenti “fai da te”, sbrilluccicosi e mirabolanti. Se non avete esperienze dirette che risalgono almeno al 2007 (anno precedente all’ultima crisi seria dei mercati per via dei mutui sub-prime, avvenuta nel 2008), se non ante 2000, e non siete veramente appassionati ed esperti di economia e finanza, AFFIDATEVI AD ESPERTI!!! Un punto l’anno in più di costo di parcella vi salva il portafoglio da spiacevolissime sorprese in un momento delicatissimo a livello mondiale!

Alla prossima, buon WE.

Artù
Author: Artù

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