E’ l’ora dell’AI?
E’ l’ora dell’AI?

E’ l’ora dell’AI?

E’ l’ora dell’intelligenza artificiale (AI)? Penso sia la domanda che tutti coloro che operano sui mercati finanziari si stanno ponendo. Scrivo “ora”, non momento o periodo, proprio perché i mercati prezzano oggi ciò che pensano possa essere un driver di successi economici nell’immediato futuro, non dopo diversi anni. Prendiamo cosa è successo nel 1999. In quel periodo ci fu la corsa ad acquistare tutti gli strumenti finanziari legati al mondo internet. Tutto il settore spingeva gli investitori ad acquistare con la narrativa che internet avrebbe cambiato le nostre vite, che avremmo potuto fare shopping da casa, evitato file agli sportelli bancari o agli uffici pubblici, che avremmo lavorato da casa e potuto mantenere rapporti con i nostri cari anche a migliaia di chilometri di distanza. 24 anni dopo possiamo dire non solo che è successo ma, anzi, che siamo andati molto oltre potendolo fare direttamente dal palmo della nostra mano.

Ricordo che il sistema si attrezzò per cambiare le regole che permettevano la quotazione sui mercati tecnologici e grandi imprese, che prima facevano altro, si sono concentrate esclusivamente sui vantaggi legati a questa nuova opportunità. Nascevano aziende che venivano immediatamente quotate sul Nasdaq (senza possedere almeno 3 anni di bilanci in crescita) con l’assoluta certezza che sarebbero esplose per via di un cambio di paradigma ormai inarrestabile. Parliamo delle dot.com (chiamate così perché gli indirizzi dei siti internet a cui si riferivano terminavano con “.com”)!

Poi arrivò il 2000, tutti venivamo dall’ebbrezza vissuta per un capodanno epocale, eravamo nel nuovo millennio e i festeggiamenti durarono, almeno nelle nostre teste, per un paio di mesi. Ricordo che avevamo persino una enorme difficoltà a datare le lettere commerciali, i contratti, praticamente tutto. Quel gg/mm/2000 generava una strana sensazione in tutti noi. Qualcuno si chiedeva persino se il mondo sarebbe terminato, profezie di sciagure erano state fatte per tutto il 1999. Non conosco perfettamente la dinamica, ma credo che qualcuno dei pezzi grossi di Wall Street, il 24 marzo del 2000, svegliandosi e probabilmente scendendo dal letto col piede sbagliato (magari procurandosi una distorsione alla caviglia) deve essersi chiesto: ok le “potenzialità” di internet, ma quando sarà pronta tutta l’infrastruttura per essere efficace commercialmente? Quanto si fideranno sin da subito i potenziali utenti ad utilizzare gli strumenti di pagamento on line? Insomma, qualche domandina un po’ così, posta qua e la e apparentemente senza senso che però deve aver instillato l’idea che, dopo tanti rialzi, magari non sarebbe stato il caso di insistere a tenere i soldi sui mercati. Che sarebbe stato meglio disinvestire per poi capire se effettivamente quanto promesso dal mondo internet sarebbe stato mantenuto a breve.

Benissimo, cosa successe? Il Nasdaq perse circa l’85% nei 30 mesi successivi e ci sono voluti ben 15 anni per rivedere gli ultimi massimi assoluti segnati nel 2000.

Quindi, chiariamo subito che in questo articolo non ci si pongono domande sull’efficacia o meno futura dell’intelligenza artificiale, bensì se sono o meno giustificati oggi i risultati di alcuni titoli. Oggi ci si chiede non se nel 2040 andremo tutti a lavoro con auto a guida autonoma ma se domani mattina ci fideremmo a farci trasportare dal primo modello della Tesla a guida autonoma!

Venendo ai giorni nostri, la domanda a cui rispondere è: l’ intelligenza artificiale è una nuova bolla finanziaria? Ovviamente non possiamo saperlo ora ne possiamo dire che necessariamente debba andare come nel 2000 per l’ “internet economy” ma di certo non possiamo neanche escluderlo. Tengo a sottolineare che in realtà i mercati sarebbero totalmente diversi se non fosse per titoli che stanno incamerando i possibili futuri successi collegati all’AI (Artificial Intelligence).

Non fosse stato per Apple, Microsoft, Alphabet, Nvidia, Meta Platform e Broadcom (ma anche Amazon e Tesla iniziano a beneficiare delle implicazioni che l’AI avrà sui propri business model futuri), il Nasdaq non starebbe accelerando al rialzo e lo S&P500 sarebbe addirittura negativo da inizio anno, come già lo è il Dow Jones Industrial Average che ne beneficia molto meno. Lo si nota nel grafico seguente dove compariamo lo S&P500 normal (dove contano le capitalizzazioni dei singoli titoli, il risultato ne è quindi influenzato) e lo S&P500 Equal Weighted (equipesato, i risultati di ogni titolo quotato pesano “1”, ugualmente).

Notare come l’indice equipesato, nonostante i guadagni da inizio anno dei titoli sopra menzionati perché collegati all’AI, ha performato molto meno del “normal” e da inizio anno sarebbe sulla parità (senza l’influenza del fenomeno AI sui suddetti titoli sarebbe certamente sotto zero).

Non ho nessun problema a sostenere che anche per me l’AI sia una innovazione di cui tenere conto e che certamente cambierà le nostre vite (speriamo in meglio) ma, basterebbe averla ideata per tramutarla in una macchina da soldi? Perché è questo che prezzano in maniera sostenibile i mercati, non altro. I consumatori sono pronti a spendere per utilizzarla? Come sarà gestita la privacy nelle applicazioni commerciali? Ci saranno perdite di posti di lavoro, quindi di consumatori che spendono gli stipendi in prodotti e servizi? Finché non saranno chiari questi aspetti, almeno io starò attento ad investirci e soprattutto non mi piacerebbe prendere un treno in corsa, visti i rialzi da inizio anno (es.: Nvidia +118,17% da inizio anno)!

Auguriamo a tutti un’ottima domenica

Artù
Author: Artù

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