Attenzione all’indice VIX ma……!
Attenzione all’indice VIX ma……!

Attenzione all’indice VIX ma……!

L’argomento delle ultime settimane è l’innalzamento dell’indice di volatilità dei mercati. Alcuni analisti e gestori sostengono che non ci sia una grande preoccupazione per il 2022 perchè non si ritiene che i mercati crolleranno pur considerando che ci si aspetta un anno di volatilità certamente più elevata rispetto agli anni passati.

Non nascondiamo che questo genere di affermazioni esercitano un certo fascino e al contempo tranquillizzano coloro che come noi vorrebbero mercati sempre tonici o, al massimo, piuttosto stabili.

Senza scendere nei dettagli di cosa sia esattamente la volatilità perchè sarà illustrata meglio nelle sezioni dedicate alla formazione, cerchiamo di analizzare cosa è successo negli ultimi 32 anni quando la stessa è salita. Chiaramente è importante sottolineare che è considerata anche un valido indicatore di rischio (è anche chiamato l’indice della paura), più ampie sono le oscillazioni di un portafoglio intorno ai propri valori medi e maggiore è il rischio di ingenti perdite.

Come sempre preferiamo utilizzare come caso base di studio principale il mercato USA, prendendo a riferimento l’indice S&P500, e proviamo a fare delle considerazioni su dati certi.

Il grafico sottostante è del VIX S&P500 che in breve ci limitiamo a sostenere essere l’indice che misura l’oscillazione (la distanza) del prezzo giornaliero delle opzioni sullo stesso indice dalla sua media a 30 giorni (ne parleremo in seguito).

(Questo grafico è stato realizzato con un software di proprietà di ProRealTime, il link al loro sito è: https://www.prorealtime.com/it/)

All’indice abbiamo aggiunto le linee verticali tratteggiate in prossimità di massimi importanti prima di ribassi successivi dell’indice superiori ad almeno il 25% dagli ultimi massimi. Poi, abbiamo disegnato in giallo chiaro la linea di regressione lineare sia degli ultimi 32 anni (che casualmente sembra essere perfettamente orizzontale) e in giallo dorato un po’ più scuro quella dall’ultimo picco minimo del 2008 (chiaramente obliqua al rialzo visti i mercati degli ultimi 12 anni). Infine, abbiamo disegnato i box di colore celeste più scuro per evidenzire quando la volatilità è risultata “costantemente”(per un periodo superiore ai 12/24 mesi) sotto la sua regressione lineare di lungo periodo.

Prima di procedere con altre considerazioni, diciamo che un dato già visibile a colpo d’occhio è che la linea di regressione della volatilità di lungo periodo del VIX S&P500 staziona costantemente sul valore di 20, potrebbe rivelarsi un segnale operativo importante per il futuro.

Come si sarà comportato l’indice S&P500 nello stesso periodo? Di seguito il grafico

(Questo grafico è stato realizzato con un software di proprietà di ProRealTime, il link al loro sito è: https://www.prorealtime.com/it/)

Diciamo che, per un occhio più esperto, già alcuni movimenti sembrerebbero chiari ma proviamo a complicare le cose sperando di semplificarle (questa non ho resistito a scriverla! :D)

(Questo grafico è stato realizzato con un software di proprietà di ProRealTime, il link al loro sito è: https://www.prorealtime.com/it/)

Abbiamo inserito le frecce nere per indicare cosa è successo in corrispondenza dei box celeste scuro e possiamo iniziare ad affermare che: dall’evidenza, quando il valore dell’indice VIX è rimasto contenuto per un discreto periodo sotto il valore di 20, l’indice S&P500 è salito!

Cosa è successo in occasione di indice VIX sopra 20? Il mercato ha accelerato una discesa in corso (come nel 2008 e 2015) oppure ha esasperato una fase di rialzo per poi avviare un ribasso più accentuato della media degli storni avvenuti nel periodo considerato (come nel frangente dal 1997 ai primi mesi del 2000). Infine, dopo un picco superiore a 80, il ribasso in corso o successivo, a prescindere da quanto tempo dopo sia avvenuto, è stato superiore al 50% (nel 2000 e nel 2008). Quindi, in situazioni come i periodi successivi alla formazione di una linea tratteggiata verticale (VIX superiore a 80) e con VIX costantemente supriore a 20 (ma anche 18) c’è da stare particolarmente tranquilli ipotizzando che si tratti solo di volatilità più elevata ma che i mercati dovrebbero reggere? Le evidenze dei grafici non sembrerebbero affermare questo, bensì è più realistico affermare che l’indice di volatilità è il barometro della discordanza tra le visioni (rialzista o ribassista) degli operatori di mercato, più la volatilità sale e più vuol dire che gli operatori si stanno dividendo quasi perfettamente in due fazioni di pari incidenza sul mercato. Vuol dire che il mercato debba scendere a brevissimo? No, neanche questo, dal grafico si evince che il ribasso di marzo 2000 è avvenuto esattamente 2 anni dopo la formazione del picco di volatilità superiore a 80 di marzo 1998 (verticale tratteggiata). Non possiamo assolutamente sostenere che il mercato potrà scendere certamente con un VIX costantemente superiore a 18 o 20 ma possiamo dire di stare attenti sia alle probabilità di un ribasso molto sostenuto che al fatto che dopo un picco di 80 (l’ultimo è a marzo 2020) quasi certamente il mercato sta vivendo una fase di euforia che potrebbe durare un paio d’anni per poi sfociare nel suddetto storno dettato più dal panico che da un semplice riallineamento dei valori di dovuti a prospettive future modificate.

Tutto questo dovrebbe preoccupare gli investitori? La risposta è sempre no a patto che abbiano investito correttamente nel lungo termine e i capitali non occorreranno nei prossimi 12/18 mesi! Quale rischio corrono gli investitori di lungo termine che disinvestono dopo il picco di VIX a 80? Quello di muoversi due anni prima per rientrare nei mercati a rialzo già iniziato. Nel lungo periodo certamente non conviene fare un trading asfissiante con il proprio portafoglio, si rischia di perdere sia la fine del rialzo precedente al ribasso che l’inizio del rialzo successivo.

Bye

Casper
Author: Casper

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