Cerco di fare di tutto per non scrivere “ve lo sto dicendo da dicembre” ma ci penso ancora un po’ per capire se ci riesco.
Questa settimana il mercato ha riaccarezzato i minimi e la prossima sarà determinante per capire se si inaspriscono gli scenari. Dopo che la FED ha alzato i tassi di 0,75% (portandoli a 3-3,25%) finalmente sembra che l’ubriacatura degli ultimi 6 mesi, che portava a pensare che l’economia USA sarebbe stata in grado di atterrare in modo soffice, stia lasciando il posto alla sobrietà. Non esistono atterraggi morbidi (soft landing) quando la banca centrale combatte l’inflazione, sarebbe una contraddizione in essere. Se devi bloccare la domanda, devi costringere gente che lavora per mangiare ad andare in difficoltà (i clienti che stringono la cinghia per non spendere e le imprese che vedono costi e perdite aumentare capendo che non conviene aumentare la capacità produttiva, anzi serve ridurla)! ci attende un 2023 di recessione e, almeno fino al primo semestre, i mercati la sconteranno. Come abbiamo accennato a gennaio, questo mercato non è in una fase di normale oscillazione e correzione ma in una congiuntura che rientra nel 2,5% di statistiche che escono fuori da tutti i modelli matematici (parliamo della coda sinistra della gaussiana su cui si basano i coni di Ibbotson e gli altri studi statistici legati alla costruzione dei portafogli di investimento efficienti (ne abbiamo parlato qui: https://www.stanzafinanza.it/2022/02/14/volatilita-frontiera-efficiente-e-cono-di-ibbotson/).
I motivi per correggere ci sono tutti: tassi in forte rialzo, inflazione fuori controllo, venti di guerra, costi energetici, tra un po’ si avvierà la migrazione tra equity e bond visti i tassi cedolari interessanti, ecc… Cosa succede in questi casi? Normalmente il ribasso, mercato bearish, è di periodo più lungo della correzione solita intratrend rialzista e dura circa un terzo della lunghezza temporale del rialzo appena terminato. In pratica questo tipo di situazione costituisce un RESET di mercato. Ci sono avvisaglie? Ma certo, di solito però nessuno vuole accettarle. Di solito lo scenario si apre 18 mesi dopo una inversione della curva dei rendimenti obbligazionari e di un primo scossone dei mercati equity: ricordate cosa è avvenuto a marzo 2020 (mercati che hanno perso il 25% in un mese con settimane di panico)? Non proseguiamo ripetendo ciò che diciamo da novembre scorso, TROPPA LIQUIDITA’ SUI MERCATI INIETTATA DALLE BANCHE CENTRALI AL SOLO SCOPO DI FARLI SALIRE INNATURALMENTE PER 12 ANNI!!! L’indice di Buffet ai massimi storici. Ma, come trasponiamo tutto questo sul nostro S&P500?
Il range del mercato bearish potrebbe essere nel rettangolo giallo, tra 2.000 e 3.400 punti. Speriamo la parte alta della forbice ma sarebbe molto realistico, visto che a giugno mancano 9 mesi, aspettarsi una via di mezzo, ossia intorno a i massimi di settembre 2018 (2.800 punti). Nel 2003 l’emorragia si arrestò a -45% dall’ultimo massimo. Meno 45% dagli ultimi massimi, che sono stati a 4.818, sarebbe circa a 2.700 punti.
Lo so, lo scenario sembra particolarmente catastrofico e non era facile poterlo spiegare a gennaio di quest’anno. Oggi, però, le cose sono parzialmente disvelate e possiamo fare con fiducia qualche ragionamento in più! Non fa piacere raccontarlo ma non possiamo fare altro, anche solo per mettere in guardia gli investitori non specializzati/evoluti. Andrà certamente così? Certo che non possiamo saperlo e siamo i primi ad affidarci a qualunque cosa, anche gesti scaramantici o ceri accesi, ma la possibilità c’è e personalmente assegnerei una percentuale del 55% (poco sopra la metà). Cosa mi fa pensare che la possibilità che si realizzi è alta? L’indice di Buffett attuale:
Come potete notare siamo ancora in area di sopravvalutazione (passati da forte sopravvalutazione a sopravvalutazione) a ridosso della prima deviazione standard, per normalizzare le quotazioni (far si che siano corrette) dovremmo saltare alla linea sottostante (Historical Trend Line) che corrisponde ai minimi del 2020 e più o meno ai valori di settembre 2018 (2.200-2.800 punti). E’ l’unico indizio? No, anche i P/e (rapporto prezzo su utili) è sceso ma ancora distante dalla media di 17, oggi è oltre 27.
Quello appena descritto, sarà lo scenario che si realizzerà? Non possiamo saperlo, siamo qui e monitoreremo tutto cercando nel nostro piccolo di trasferirvi le nostre analisi.
Alla prossima settimana.