Questa settimana pubblichiamo ben due articoli in uno, quello non inviato la scorsa settimana (alla fine la FED si pronunciò!), per via di un problema tecnico, ora risolto, che non permetteva di caricare le immagini, e quello di questa settimana, ossia “l’inflazione alimenta speranze a breve”! Abbiamo cercato di mantenere, a scopo formativo, la sequenza degli articoli settimanali in modo anche da trasferire un metodo sia di ragionamento che di analisi, senza la pretesa che siano perfetti o gli unici possibili. Buona lettura.
Alla fine la FED si pronunciò! (articolo del 05/11/2022)
Alla fine la Fed si pronunciò! Nulla cambia affinché tutto cambi, la politica monetaria ha seguito lo stesso binario delle sedute precedenti alzando i tassi di un ulteriore 0,75% (portandoli a 3,25%) affinché l’inflazione possa scendere! I mercati USA sembravano aver reagito positivamente ma poi hanno prima ripiegato e poi parzialmente recuperato in chiusura di settimana. Vediamo il solito grafico di esempio sullo S&P500.
Naturalmente nulla è scritto sulla pietra e va registrato che stiamo entrando nel periodo dell’anno più favorevole per l’azionario, il periodo natalizio quando le aspettative di maggiori consumi generano positività, ma la candela rossa realizzata questa settimana tecnicamente non farebbe presagire cose buone. Ci vorrebbero notizie positive dai due appuntamenti importanti della prossima settimana: le elezioni USA di Mid Term di martedì e l’importante rilevazione di giovedì del CPI (Consumer Price Index = inflazione). Si pensa che nel primo caso i Repubblicani possano vincere in grande stile portando il governo democratico di Biden a cessare le politiche di avversione ad alcuni settori economici USA (armamenti, ecc…) e di cessazione delle politiche di defiscalizzazione delle aziende a favore delle famiglie (che ad onor del vero non se la passerebbero poi così male vista la piena occupazione e gli incrementi salariali da un anno a questa parte). Mentre, per quanto riguarda la rilevazione dell’inflazione, va da se che sarà importante capire se si mantiene sostenuta sopra l’8% oppure scenderà sotto lasciando spiragli su un possibile allentamento della politica monetaria restrittiva della FED (banca centrale USA).
Insomma, il quadro tecnico non è certamente positivo ma la prossima settimana sarà cruciale per capire la direzione a breve termine dei mercati.
Buon fine settimana.
L’inflazione alimenta speranze a breve! (articolo del 12/11/2022)
L’inflazione alimenta nel breve termine la speranza che i mercati possano effettuare il classico rally di natale! La candela di questa settimana è stata molto importante per invalidare il modello ribassista profilato della scorsa. Due i driver importanti: L’elezioni di Mid Term USA, che sono finite (seppure mancando l’ufficializzazione) con una vittoria solo di misura da parte del partito Repubblicano (non c’è stato lo tsunami che i sondaggisti profilavano) e, soprattutto, il dato sull’inflazione USA (CPI) migliore del previsto, sotto 8% a 7,7%! Questo dato ha contribuito alla creazione di una forte speranza che la FED faccia una pausa, o rallenti molto nel corso della prossima riunione del FOMC del 16-17 dicembre), in merito a rialzi del tasso ufficiale di sconto. L’azionario ha innescato un rialzo come poche volte si ricordano nella storia, i rendimenti obbligazionari sono scesi molto, il cambio EUR/USD è risalito, ecc… Insomma, radicalmente modificato il sentiment di mercato. Proviamo a vedere come stanno le cose da un punto di vista tecnico sui grafici.
Come possiamo notare due possono essere i livelli da monitorare, il primo a 4.120/4.160 e l’altro intorno a 4.300 punti. Secondo me, tra potenziale rally di natale, la guerra in Ucraina che parrebbe mettersi più a sfavore dei russi, la Cina che parrebbe allentare le restrizioni per il COVID e sensazione (tutta di dimostrare in futuro) che l’inflazione possa essere maggiormente sotto-controllo, è molto probabile (non certo) che il rally ci sarà e che lo S&P500 possa salire tra 3% e 7% ma il trend, per ora, è ancora bearish e, soprattutto, il 2023 inizia una nuova partita che è quella della recessione mondiale che potrebbe riaccendere tutti i rischi legati all’Equity, Naturalmente, storia diversa sarà per i Bond visti i rialzi già avvenuti dei tassi di interesse. Questo dovrebbe scoraggiarci? NO, anzi, se è arrivato il momento dell’obbligazionario vuol dire che una parte delle contromisure legate al ribasso sono state prese e che dopo 6/9 mesi (tra giugno e settembre 2023) potremo finalmente rivedere un mercato azionario a prezzi congrui su cui si potranno pianificare progetti a medio-lungo termine massimamente proficui! Il tempo non sta trascorrendo inutilmente ma il ciclo economico sta facendo il suo naturale corso, semmai è stato innaturale un trend rialzista che è durato 12 anni (dal 2009 al 2021) grazie al doping delle banche centrali. Finalmente si potranno fare analisi serie sui mercati!
Guardiamo ad esempio il grafico daily!
Come si può facilmente notare, le zone senza prezzo (“gap” nel linguaggio tecnico, nei cerchietti arancione) sono spesso riviste a breve dai mercati e, a 4.220 abbiamo l’ultima non ancora rivista. Ma giovedì’ scorso se n’è aperta un’altra in rialzo che lascia pensare che prima rimbalzerà ma poi tornerà almeno a vedere i 3.800 punti! E’ una regola esoterica? No, solo buon senso. Una zona senza prezzo costituisce uno strappo del mercato che spesso viene riassorbito nell’arco di un trimestre o poco più. Quante volte ci siamo chiesti se è possibile che una attività finanziaria possa guadagnare o perdere il 10% in soli due giorni? Bene, è il prezzo che oscilla molto non certo i valori fondamentali delle economie sottostanti. Se avviene uno strappo sulle aspettative, prima o poi è probabile che il mercato si renda conto che forse ha strafatto e pone rimedio riequilibrando i valori appena passata l’euforia!
Riassumo: mercati intonati positivamente e secondo me regge fino a natale con un “rimbalzo” più che dignitoso ma, con un 4,5% che probabilmente avremo di tassi FED USA a fine dicembre, è anche probabile che il prossimo anno la recessione (e una altrettanto probabile resilienza di una inflazione intorno al 5%) porteranno i mercati a patire un abbassamento degli earings (utili) che non potrà non avere effetti effetti sui titoli azionari (e anche il gap aperto a 3.800 punti di S&P500 potrebbe essere un campanello di allarme)! Il giro di boa sembrerebbe esserci stato ma per l’azionario ci vogliono ancora 6-9 mesi. L’obbligazionario invece inizia ad essere interessante!
Buon fine settimana.