Considerazioni e speranze
Considerazioni e speranze

Considerazioni e speranze

Oggi non è facile scrivere, il mix di sensazioni è fortissimo. Si spazia dalla forte commozione per tutte le vite che assurdamente si spengono per mano consapevole dell’uomo al fatto che tutto ciò non è solo alle porte ma nei confini europei, anche se l’importanza delle vite è uguale a prescindere dalle zone del mondo in cui si trovano, e ad una sensazione di impotenza dovuta alla minaccia nucleare. Sembra un incubo da cui non ci si riesce a svegliare. Tutto il resto passa in secondo piano per quanto ognuno poi sia egoisticamente portato a guardare, immediatamente dopo i servizi dei telegiornali, al proprio giardinetto (anche finanziario).

Non è facile riportare tutto ai freddi indicatori, la freddezza è andata a farsi benedire!

Non ci sono novità sulle pubblicazioni del margin debt, del Buffet indicator e ovviamente il CAPE RATIO di Shiller è un po’ sceso da 35,89 a 35,43 (nulla a che vedere con la media di 16,92, ma un po’ è sceso).

I mercati però hanno corretto, soprattutto quelli europei che chiaramente risentono di quanto accade anche per via delle pesanti sanzioni che il resto dell’occidente sta infliggendo alla Russia con cui molte nazioni del vecchio continente avevano rapporti commerciali e, diremmo, di vera e propria dipendenza.

Potremmo riportare le escursioni dei singoli indici che in una settimana hanno corretto dall’1,3% al 12,83% (Gi indici USA dal 1,3% al 2,78%, mentre quelli europei più o meno a due cifre) ma sarebbe un esercizio di pura matematica che appare superfluo visto ben altro in gioco.

Sentiamo di fare una semplice puntualizzazione per correttezza e trasparenza. Da novembre scriviamo che siamo in presenza di indicatori “molto stressati” e che il vento sui mercati stesse cambiando (ricordiamone alcuni: P/E ai massimi e molto distanti dalle medie, Indice di Buffet ai massimi di sempre, Margin Debt fuori scala, colli di bottiglia nelle supply chain di svariati prodotti e, dulcis in fundo, un’inflazione come non si vedeva da 30 anni che sta portando le banche centrali ad una inversione di rotta totale e accelerata) ma chiaramente il precipitare degli eventi di questi giorni è dovuto a motivazioni che certamente non potevamo ipotizzare a novembre e che, anzi, ci saremmo rifiutati di immaginare.

Detto questo però, cerchiamo di intavolare un ragionamento che, senza gli eventi geopolitici in questione, sarebbe stato prematuro fare oggi. Avremmo atteso di essere ad uno stadio più avanzato dei corsi di analisi fondamentale ed analisi tecnica. Ci riferiamo alla risposta alla seguente domanda: “come mai i mercati hanno reagito con piccole correzioni, puntualmente velocemente riassorbite (a volte anche nello spazio temporale di un solo giorno), in presenza di eventi geopolitici stressanti e inattesi come il crollo delle torri gemelle, la Brexit, l’elezione di Donald Trump, tutte le minacce e i test nucleari della Corea del Nord, l’Afghanistan, ecc…, mentre per altre sono state più profonde e durature?” La risposta è sempre connessa agli indicatori che stiamo monitorando, facendo uno studio sui singoli cigni neri e i livelli degli indicatori non ci stupiamo di notare che la profondità del movimento di mercato è tanto evidente in corrispondenza di indici particolarmente stressati. Non vogliamo procedere in questa sede con questo studio sia  perché non c’è lo stato d’animo per farlo sia perché è un argomento talmente corposo da richiedere grafici comparativi e dati che vanno ben più indietro del 1950 visibile sui grafici fino ad oggi inseriti nei nostri articoli.

L’unica considerazione che sentiamo di fare doverosamente è che da mesi cercavamo di capire quale sarebbe stata la miccia che avrebbe fatto sgonfiare mercati che a nostro avviso erano troppo scollati dalla realtà, la guerra in Ucraina per ciò che riguarda i mercati finanziari non è da vedere per quello che rappresenta a livello umanitario ma come un evento scatenante per un movimento di mercato ormai maturo. Poteva trattarsi di qualunque altro valido motivo, e certamente avremmo sperato in qualcosa di natura finanziaria e non così impattante sulla vita di persone come noi, ma si stava generando sui mercati una tipica condizione di stand-by sulla quale tutti gli operatori avevano il presentimento che sarebbe diventata nodale. La sensazione era che tutti si stessero incanalando in direzione dell’attesa del rialzo di mezzo punto dei tassi FED sia a marzo che a giugno, ormai ridotti a 0,25% per via della guerra in corso, per ricalibrare pesantemente i portafogli, ridurre le esposizioni di titoli acquistati con denaro preso a prestito (vedere i Buy Back delle Big Major negli scorsi anni), spostare i portafogli sui titoli di stato i cui rendimenti avrebbero superato il 2%, ecc…

Insomma, è nostra profonda convinzione che il risultato finale sui mercati fosse già scritto, il vero rammarico è, molto tristemente, che ciò debba accadere per una guerra!!!

In queste circostanze le onde sono altissime (volatilità sui mercati) e un rimbalzo, anche fino a dieci punti percentuali, sarebbe pienamente nell’ordine delle cose ma con il mare in tempesta le vele si chiudono o la barca molto probabilmente si capovolge. Aspettiamo un dato sulla volatilità, sia USA che europea, intorno a 15 per poter valutare le distanze dai massimi e tornare ad essere fiduciosi sull’equity.

Questi grafici sono stati elaborati grazie al sito di Investing.com che invitiamo a consultare per l’enorme mole di dati a disposizione.

Solo come spunto di riflessione sottoponiamo alla vostra attenzione il grafico sottostante, senza commenti perché richiederebbe tempo e dovizia di particolari che utilizzeremo in futuro seguendo gli eventi. Si tratta del Dow Jones dal 1929 (appena iniziata la crisi del 1929) al 1986 (poco prima che iniziasse il periodo del rialzo più lungo della storia precedente a quello in corso – dal 1989 al 2000). Considerate che la guerra fredda è durata dal 12 marzo del 1947 al 3 dicembre del 1989 ma si è inasprita dopo la “baia dei porci”, il 17 aprile 1961 (anno in cui fu dato inizio alla costruzione del muro di Berlino) fino al 1985 quando Gorbaciov è diventato presidente del PCUS (Partito Comunista dell’Unione Sovietica), poi diventato Presidente del Presidio Supremo dell’URSS nel 1988 e Presidente dell’Unione Sovietica nel 1990 dopo le prime riforme (nel 1989 è cessata la funzione strategica del muro di Berlino, poi abbattuto nel 1991).

Grafico del Dow Jones dal 1929 al 1986, elaborato grazie al software “prorealtime” che potete trovare a questo link: www.prorealtime.it

Speriamo che questa follia termini presto, che era già tardi appena iniziata!

Pace a tutti, sempre!

Casper
Author: Casper

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