Ci siamo lasciati con l’intento di approfondire le differenze che passano fra una barriera “continua o altrimenti detta americana” ed una barriera “discreta o detta anche europea”.
Dobbiamo ricordare che i certificati a capitale condizionatamente protetto, non assicurano il rimborso a scadenza del capitale investito se non sono rispettate le condizioni poste nel certificato che riguardano il prezzo assunto dal sottostante durante la vita del certificato oppure solo alla scadenza dello stesso.
Come detto, pertanto due sono le caratteristiche implicite della barriera, che portano ad avere un differente costo in fase di progettazione del certificato che danno quindi luogo ad una decisa differenziazione sia sul rischio che sul rendimento.
Appare evidente che ci sono differenti gradi di rischio a seconda della barriera adottata; la Barriera Europea è più flessibile e permette al certificato di mantenere immutate le sue caratteristiche fino alla sua naturale scadenza potendo attraversare con maggiore tranquillità (soprattutto con le cedole a memoria ipotizzando un recupero del sottostante) le fasi anche fortemente volatili del mercato. Essa, infatti, permette il rimborso del capitale anche se in passato il prezzo del sottostante ha violato la barriera.
Fasi che, invece, annullerebbero le protezioni condizionate previste al momento della emissione del certificato laddove si avesse una barriera continua che venisse violata per effetto di una marcata flessione del sottostante. Toccata la barriera di tipo continuo, il titolo non corrisponderà più bonus e non garantirà il capitale, restituendo a scadenza unicamente il capitale moltiplicato per la performance, positiva o negativa, del sottostante con valore incrementale massimo corrispondente al bonus.
Ipotizzando di avere due certificati identici sul mercato di cui uno con barriera continua ed uno con barriera discreta avremmo un prezzo di mercato sensibilmente diverso; il certificato con barriera continua costerebbe meno di quello con barriera discreta per i motivi esposti sopra.
Questa differenza, come ovvio che sia, si riflette anche sulla redditività; è normale attendersi un rendimento più contenuto nei certificati a barriera discreta rispetto a quelli a barriera continua.
In conclusione è evidente che è importante prestare l’attenzione al tipo di barriera che vogliamo avere nel nostro portafoglio ricordandoci sempre di un vecchio detto che recita “il maggior rischio si paga”; tradotto significa che se mi assumo un rischio maggiore voglio una retribuzione maggiore.
Immaginate ora quali barriere vi sono più congeniali e vi anticipo che nel prossimo post parleremo della fiscalità applicata ai certificati.