Madame Fine Anno e Monsieur Inflazione,  se ballano il tango in due nessuno li prende per pazzi!
Madame Fine Anno e Monsieur Inflazione, se ballano il tango in due nessuno li prende per pazzi!

Madame Fine Anno e Monsieur Inflazione, se ballano il tango in due nessuno li prende per pazzi!

Il dato tanto atteso di venerdì sull’inflazione Usa ha perfettamente rispettato le attese, o quasi, per cui è tutto in ordine. La rilevazione dell’indice dei prezzi al consumo statunitense al 6,8% sembrerebbe già prevista e non peoccupante, infatti è notorio che, se un individuo acquisisse la consapevolezza di essersi influenzato, se la febbre salisse fino a 39° la cosa non genererebbe nessuna preoccupazione, almeno all’inizio. E’ vero, in effetti prima del covid-19 anche la febbre a 39° dovuta ad una banale influenza poteva essere considerata normale.

Questo naturalmente se la febbre non durasse più di due giorni, massimo tre!

Cosa succederebbe se la febbre a 39° si protraesse per due settimane? Probabilmente non solo salirebbe la preoccupazione ma inizieremmo una fase di accertamento e probabilmente subiremmo qualche danno dovuto alle ore di lavoro perse.

Finora abbiamo capito che l’inflazione non è temporanea ma si attesterà a questo livello almeno fino alla seconda metà del prossimo anno. Sappiamo anche che le banche centrali reputano un livello ottimale intorno al 2% (oscillante tra 0% e 4%, ma intorno al 2%). Anche Jerome Powell, che prima del rinnovo del mandato alla Federal Reserve aveva ricoperto il ruolo di colomba, come per magia si è trasformato in falco sostenendo che l’inflazione dopo 4 mesi non è più definibile “temporanea” e iniziando il tapering (riduzione degli acquisti sul mercato). C’è quindi da preoccuparsi? Forse si, ora non siamo più in un territorio connotato da prezzi di mercato alti ma con inflazione bassa e banche centrali che iniettano liquidità.

Perchè allora i mercati finanziari non sembrano curarsene? Un po’ perchè si confida in una soluzione simultanea di pandemia, colli di bottiglia della supply chain e alti prezzi dell’energia, ma anche per un motivo da non trascurare e che sembra evidente nei dati storici. Dall’esperienza passata possiamo sintetizzare l’andamento di fine anno come una fase in cui, se non parliamo di mercati particolarmente asfittici con pochi temi di interesse, o si sale per il rally di fine anno oppure si scende per inerzia perchè già nel vivo della discesa. Chiaramente quest’anno tutto possiamo dire tranne che il mercato sia asfittico, certamente non siamo alle prese con un ribasso che viene da lontano, come da ottobre a dicembre 2018, per cui non resta che supporre che questa fase sia di entusiasmo. L’entusiasmo di fine anno può dipendere da tante cose, ne citiamo alcune:

  • le festività natalizie alle porte spingono gli acquisti per i doni, per il periodo di ferie che porta a spese legate al turismo e, dulcis in fundo, perchè in molte nazioni c’è anche più reddito da spendere con mensilità maggiorate o aggiuntive. Da ciò deriva un’aspettativa di crescita degli utili trimestrali;
  • i tassi di finanziamento delle banche centrali e degli intermediari bancari commerciali sono ancora bassi, spesso i board si riuniscono ad inizio anno per decidere le strategie di erogazione dei prestiti che utilizzeranno in quello nuovo, almeno per il primo semestre;
  • le società di gestione del risparmio cercano di chiudere i dati annuali di performance meglio possibile, un forte ribasso a metà dicembre non sarebbe facile da recuperare entro il 31/12. Per cui decidono di coprirsi e cambiare strategia da inizio nuovo anno e non prima della fine di quello in corso per non icrementare le vendite.

Madame Fine Anno e Monsieur Inflazione, se ballano il tango in due nessuno li prende per pazzi! Ma quando Madame Fine Anno avrà lasciato la sala da ballo?

Chiaramente nessuno può sapere cosa succederà, solo che non sarebbe particolarmente saggio unirsi al coro mainstream che sosterrebbe che il dato sull’inflazione sia ininfluente oppure già digerito dai mercati. Se la FED alzasse i tassi portando nuovi debiti dovuti agli incrementati costi di finanziamento nei bilanci delle aziende Usa, iper-indebitate come mai prima d’ora, e se il tasso di rendimento del T-Bond a 10 anni dovesse tornare sul 2% (oggi al 1,482%) portando i grandi investitori istituzionali a pensare di diversificare il rischio dirottando investimenti dagli asset più rischosi a quelli meno rischiosi (Fly-To-Quality), ben poco risulterebbe digeribile!

Naturalmente tutti gli scenari sono attualmente possibili, ‘blocco effetti pandemia e sblocco supply chain‘ oppure ‘peso schiacciante degli effetti dovuti all’inflazione‘, e noi saremo qui a riportare quanto succede cercando di fornire spiegazioni sui dati. I mercati in crescita sono un bene per tutti, a nessuno piace la figura di Cassandra ma sarebbe un errore confonderla con quella del grillo parlante di Pinocchio.

Alla prossima.

Casper
Author: Casper

Consenso ai cookie con Real Cookie Banner