Approfitto di un periodo complicato sui mercati per fare un approfondimento legato alle varie strategie impostabili sui propri portafogli di investimento. In più di 20 anni di consulenza alle spalle e di un periodo anche superiore di osservazione dei mercati, ormai a mio modesto modo di vedere divido gli investitori in due macro-categorie (che poi non sono così diverse dai macro-insiemi in cui comprendo da profano le varie possibili combinazioni della psiche umana): quelli che hanno pazienza e fiducia; quelli che sono un po’ più diffidenti e vogliono risultati immediati.
Non è un caso che molte aziende del settore finanziario tentino di profilare il grado di sopportabilità del rischio dei propri clienti sottoponendo questionari in cui le domande sono sempre più ancorate alla vita comune che non alle specificità del mondo finanziario. Ad esempio alcune banche on line, oltre al set di quesiti imperniati sulla conoscenza ed esperienza in merito a strumenti finanziari, sottopongono domande come:
- Stai per attraversare un incrocio semaforico con l’indicatore visivo appena passato sull’arancione, come ti comporti? Attraversi accelerando o ti fermi immediatamente?
- Acquisteresti un immobile indebitandoti per 30 anni senza avere capitali accantonati di pari importo? Si o no?
- Ricevi una bolletta da pagare, aspetti l’ultimo giorno oppure la paghi immediatamente appena pervenuta?
- Ecc…
Chiaramente molti player valutano anche se l’investitore è un dipendente o un imprenditore e via discorrendo.
Per me tutto questo è corretto, si tende a valutare se un investitore ha propensione al rischio oppure no e ciò non può essere scisso dal comportamento tenuto nella vita comune anche al di fuori del mondo degli investimenti. E’ difficile che una persona che attua un atteggiamento prudente in tutto ciò che fa poi risulta aggressivo nell’approccio agli investimenti. Non accenniamo neanche al fatto che il profilo di rischio dell’investitore non è statico ma dinamico in base al contesto, si è più propensi a rischiare con mercati positivi e meno durante le recessioni (quando a volte bisognerebbe fare l’esatto contrario).
Che c’entra questo con le strategie? A mio avviso tutto. Ho conosciuto investitori che non hanno la pazienza di aspettare che il ciclo economico si realizzi per quelle che sono state le previsioni fatte e che, nonostante gli sia stato ampiamente spiegato che ogni pianificazione di investimento dovrebbe durare almeno il tempo medio che un ciclo economico ha avuto negli ultimi 30 anni (quindi oggi parliamo di 7 anni), comunque sono li a chiederti come mai hanno perso 1.000€ nelle ultime due settimane, magari su 200.000€ di patrimonio (cioè lo 0,5%). Clienti che sembrano aver capito che un investimento lo si struttura e valuta in base all’arco temporale stabilito inizialmente anche in merito agli obiettivi futuri inizialmente condivisi ma poi, alla prima difficoltà, mettere in dubbio tutta la pianificazione semplicemente perché hanno sentito un amico dire una cosa diversa oppure una notizia in un talk show (magari la notizia va proprio nella direzione degli obiettivi della pianificazione ma ci vuole tempo per vederne gli effetti). Di contro, ho conosciuto anche clienti che dopo aver effettuato l’investimento non ho rivisto per 6 mesi o che magari comunque non vanno tutti i giorni sull’app del cellulare per vedere come si muove il proprio patrimonio.
Insomma, con gli anni ho rafforzato il convincimento che l’attitudine dell’investitore è qualcosa che va ben oltre il mondo degli investimenti e persino del livello di istruzione. Ci sono laureati in materie economiche che hanno mostrato molta più apprensione di diplomati alle scuole medie che però nella vita sono imprenditori o commercianti, che tutti i giorni si confrontano con rischi legati al proprio lavoro.
Questi approcci diversi portano ad una visione altrettanto diversa dei mercati.
Quali sono le strategie di investimento più conosciute ed utilizzate (per lo meno quelle macro)? Vediamole:
- BUY AND HOLD (acquista e tieni): Coloro che riescono a tenere a bada le influenze di breve termine e ne subiscono bene le oscillazioni, possono avere molto successo pianificando gli obiettivi finali, da soli se ne hanno le conoscenze altrimenti molto meglio affidarsi ad un consulente professionista, analizzando gli indici macroeconomici e capendo che tutte le azioni da porre in essere sono orientate ad un risultato non nell’immediato ma nel lasso di tempo inizialmente preventivato (5, 7 o 10 anni). In quest’ottica ogni ribasso nella fase iniziale sarà vista come una opportunità di investimento in attività con alto contenuto di rischio e che potranno anche apportare una maggiore performance nel tempo.
- MARKET TIMING (scelta delle tempistiche di ingresso ed uscita): Coloro che non hanno la capacità di sopportazione sopra indicata possono avere due possibilità: o investono in strumenti a basso contenuto di rischio oppure solo se hanno esperienza e fiducia nella propria preparazione e con esperienza accumulata (quindi non a digiuno di materie economico-finanziarie, anzi molto preparati) possono mettersi in gioco con varie tipologie di analisi e scegliere i momenti di ingresso ed uscita dai singoli investimenti. E’ difficile che un professionista possa aiutare in quest’ultimo approccio, sia per il tempo da dedicare che per l’impossibilità di gestire discrezionalmente i singoli ingressi ed uscite dei vari clienti (anche 200). Oltre a ciò, oggi come oggi un professionista non sarebbe avallato dal quadro normativo in vigore, che vieta l’attività di gestione surrettizia, e reputerebbe persino antieconomico basare un’attività di business legata a proventi costituiti da una quota delle commissioni di negoziazione ormai risicatissime dall’anno 2000 (parliamo di commissioni che possono andare da 5 a 18€ pagate dal cliente, una inezia per cui il gioco non vale la candela).
Tutti gli approcci possono essere validi purché funzionino e soddisfino l’investitore.
Io credo che il primo approccio sia quello certamente da perseguire ma con l’utilizzo di alcuni filtri. Cosa intendo per filtri? Piccole regole che aiutano a capire quando esporre totalmente la propria capacità di rischiare oppure è meglio sottoesporsi anche in presenza di tempo disponibile e capacità di sopportazione molto elevata.
Qui entrano in gioco gli articoli scritti in precedenza, l’osservazione di indicatori che ci dicono quando il mercato è molto stressato al rialzo o al ribasso. Vediamo l’indice di Buffet e proviamo a impostare una strategia:
Supponiamo di essere in presenza di un investitore che in condizioni normali può detenere il 50% del proprio portafoglio in equity (azioni), ovviamente:
- tra la linea verdina (-30%, come spiegato negli articoli precedenti rappresentante la distanza in negativo di una volta la deviazione standard della curva analizzata) e la linea gialla (+30%, una volta in positivo della deviazione standard) la percentuale in investimenti rischiosi resterà del 50%;
- tra la linea gialla e quella rossa (+60%, due volte la deviazione standard aggiunta) probabilmente farebbe meglio a ridurre, ad esempio di un terzo, la propria esposizione all’equity portandola al 33,33% (un terzo è un esempio sebbene non molto distante da come preferisco operare io sul mio patrimonio);
- tra la linea verdina e quella verde scuro (-60%, due volte la deviazione standard sottratta alla linea mediana) farebbe bene ad aumentare di un terzo della propria esposizione portandosi al 66,66%;
- Infine, sopra la linea rossa ridurre al 16,66% l’esposizione e sotto quella verde scuro incrementarla al 83,33%.
In questo modo, si può contare sui benefici sia della tecnica “buy and hold” che di quella “market timing” ma in modo non discrezionale bensì ragionato e vincolato ad indicatori ben precisi. Naturalmente potremmo porre ulteriori filtri a conferma utilizzando il “CAPE RATIO di Shiller” e il “Margin Debt” che ci faranno capire se effettivamente i prezzi sono sopra la media o sotto in modo da avere conferma che i sovrappesi e sottopesi possano essere valutati come “acquisti convenienti” anche se magari ci vorrà tempo per vederli cambiare direzione da negativa a positiva.
Chiaramente l’esempio è legato ad una esposizione massima da profilo di rischio del 50% (che è alta, considerando che non ci si deve mai esporre totalmente, anche solo per avere liquidità da investire in momenti critici di mercato), un investitore bilanciato dovrebbe avere una esposizione orientativa del 33% (quindi del 22% tra linea gialla e rossa e 11 sopra la linea rossa, mentre del 44% tra linea verdina e verde scuro e 55% sotto la verde scuro) e uno bilanciato moderato -ossia profilo di rischio medio-basso- del 25% orientativo su equity (azionario)!
Ovviamente non c’è una tecnica che assicuri di essere sempre in guadagno o che addirittura lo renda certo, l’imponderabile è sempre da considerare possibile (fattori geopolitici, catastrofi naturali, ecc…). Resta sempre il fatto che, pur possedendo conoscenze in materia o anche solo perché non si ha il tempo per seguire tutto, è certamente meglio farsi seguire da professionisti del settore. Semmai ciò che scriviamo qui deve servire come discrimine per poterli ben individuare, di ciarlatani è pieno il mondo in qualsiasi settore. Imparate a porre ai potenziali consulenti le seguenti domande:
Quanto reputi che debba essere esposto sull’azionario per il mio profilo di rischio? Come gestiresti questa esposizione? Facciamo un tanto al chilo (30% USA, 15% Europa, 5% Asia, 30% obbligazionario internazionale, 15% obbligazionario High Yield con una spruzzatina del 5% di obbligazionario emergente e via per 10 anni così, prima o poi guadagnerò) oppure mi fai comprendere perché quei mercati e quella esposizione? Come scegli i mercati, per quali parametri macroeconomici? Perché hai scelto di espormi totalmente sull’azionario ora? C’è un motivo legato al potenziale aumento di valore di quest’ultimo oppure mi dici di avere fiducia sovra-esponendomi perché l’obbligazionario non rende più nulla?
Ciò che tentiamo di fare qui è rendere consapevole il lettore, sia sui rischi legati agli investimenti (di qualsiasi genere, anche immobiliare) che della necessità di considerare il proprio patrimonio prioritario dopo la salute propria e della famiglia. Perché per cambiare l’olio all’automobile mi rivolgo ad un meccanico mentre tutto il mio patrimonio lo investo da solo o sulla prima chiacchiera che sento, magari anche in un luogo in cui penso che si capisca di finanza?
Torneremo su questi argomenti, per ora non resta che augurarvi una buona domenica e pace a tutti gli uomini di buona volontà.